Le brocchette askoidi sono produzioni locali rinvenute sia in contesti abitativi che cultuali della Sardegna nuragica. Analisi condotte su questa classe di materiali conservata presso il nostro museo, hanno rilevato tracce di un liquido fermentato simile ad un liquore.

Su di una piccola base rettangolare dalla quale sporgono dei piedi nudi, si erge una figurina umana che, levando in alto le braccia piegate all’altezza del gomito, rivolge in avanti i palmi delle mani. Il bronzetto indossa sul capo un elmo di foggia conico-cilindrica con una cresta longitudinale e due cornetti ricurvi sulla fronte; si tratta di un copricapo che rimanda al rango militare. 

Nella scultura nuragica il mondo animale è riprodotto con grande sensibilità. Quando in Sardegna fiorì tale civiltà, l’uomo aveva contribuito a plasmare la natura introducendo piante e animali che gli servivano per le sue attività, gestendo rispettosamente l’ambiente in cui viveva e praticando forme di allevamento estensivo che permettevano la conservazione di molte specie ed habitat naturali.

All’interno delle 19 tombe che formavano l'area necropolare di Cuccuru is Arrius, furono trovate statuine femminili di stile volumetrico-naturalistico e il cui riscontro appare in varie località del Mediterraneo. Il ritrovamento di questi manufatti all'interno delle tombe, fa ipotizzare un loro utilizzo in ambito rituale, considerando anche il fatto che tali statuine venivano posizionate nella mano destra del defunto. Le ipotesi più diffuse circa l'interpretazione del loro significato riguardano il loro legame al nome "dea madre", ovvero la rappresentazione di una divinità custode del ciclo vitale, della morte e della rinascita.

Con il termine “faretrine” vengono indicati dei pendenti a piastra triangolare dotati di due occhielli e riproducenti in forme miniaturistiche un fodero di pugnale in cuoio. Su di un lato la decorazione presenta degli spilloni o stiletti in numero da uno a quattro e sull’altro lato due tipi di pugnale tipici dell’armamento nuragico: a elsa semplice o ad “elsa gammata”, ricorrente nella bronzistica figurata nuragica come insegna di rango.

I prototipi ceramici di questa classe di oggetti vanno ricercati nelle pilgrim’s flasks (fiasche da pellegrino), recipienti a fiaschetta di sezione lenticolare o pianoconvessa, con quattro piccole anse verticali passanti lungo la circonferenza che dovevano accogliere un laccio probabilmente in cuoio.

La scultura raffigura un nuraghe monotorre di forma cilindrica la cui parte superiore è caratterizzata dalla rappresentazione, mediante incisioni, di mensole aggettanti che servivano da sostegno al terrazzo sommitale. Tale categoria di oggetti rappresenta una fonte essenziale per comprendere quale fosse l’aspetto originario degli edifici, la sua rappresentazione infatti è presente sui manufatti in bronzo, sotto forma di modellini miniaturistici, ornamenti e “bottoni”, navicelle nuragiche, armi della panoplia nuragica e recipienti ceramici. Lo studio di questa classe di oggetti risulta pertanto fondamentale per la comprensione di riti e culti all’interno della comunità nuragica.

La presenza di pesi in Sardegna, spesso associati alle fusaiole, costituisce la principale fonte di informazioni circa la tessitura. Questi oggetti appaiono dal Neolitico fino a diventare frequenti nell’Età del Bronzo e del Ferro e la loro funzione era quella di tenere in tensione i fili dell’ordito. I contesti di ritrovamento dei pesi sono prevalente in ambito abitativo, meno frequentemente cultuale e in misura ridotta funerario, suggerendo un ruolo che va oltre la sfera domestica.