Unguentario di pasta vitrea policroma con decorazione a fili alternati.

Fiaschetta in origine policroma, configurata a coppia maschile/femminile adagiata su un 'elaborato kline (letto per i banchetti o simposi).

L’askòs plastico dell’Antiquarium Arborense appartiene alla categoria della “Magenta Ware”, individuata dallinsigne studioso di ceramica greca Sir John Davidson Beazley, e riferita a vasi plastici di botteghe siceliote di età ellenistica.

Askòs fittile, lavorato al tornio, configurato a cavalluccio con cavaliere. 

Coperchio di pisside in avorio con decorazione incisa, confrontata da Adriano Orsinger con avori fenici di Nimrud e Cartagine, che potrebbe essere responsabile del trasferimento a Tharros di una pissidina orientale  forse risalente anche al X secolo a. C. 

Si tratta di una forma fenicia utilizzata per la triturazione delle spezie. Il suo uso è legato al vino e alla modalità orientale di berlo. 

Bruciaprofumi proveniente da Tharros, configurato a testa di Eracle/Ercole, l’eroe di origine greca e identificato comunemente con il dio fenicio Melqart. 

Maschera ghignante realizzata a stampo. Decorata da incisioni circolari e solchi di linee parallele. Originariamente doveva essere dipinta e i residui di vernice rossa rimangono a testimoniare questa raffinata tecnica decorativa.

Matrice decorata a stampo e funzionale all’impressione su focacce, pani e dolci sacri. Presenta sulla faccia tre teste di Gorgone intervallate da altrettante mascherine triangolari di dimensioni minori con un volto atteggiato al sorriso.

Orecchini in oro a croce ansata, a lamina piatta ritagliata, la cui forma richiama quella dell' ankh egizio, simbolo dell' afflato vitale. I gioielli tharrensi presentano una straordinaria varietà tipologica e di forme con un vario repertorio di simboli e di decorazioni, taluni di matrice chiaramente egizia o vicino orientale.

Lo scarabeo viene considerato come un potente amuleto simbolo di rinascita, veniva realizzato in vari tipi di materiali (pietra, metallo prezioso, faïence, osso/avorio). Utilizzato sia come gioiello che come sigillo di riconoscimento nei documenti. 

Figura di fanciullo nudo accovacciato il cui braccio sinistro stringe al fianco un cane; dalla spalla sinistra scende sul torace a bandoliera un nastro. Questa statuina costituisce, con probabilità, l’unica testimonianza in Sardegna di una scultura (fittile) pertinente alla categoria denominata “Temple-Boy”, ossia “servitore del tempio”. 

La figurina in argilla, lavorata al tornio, appartiene ad un tipo diffuso da Cipro, alla fenicia a Cartagine, Sicilia, Sardegna e Ibiza. In Sardegna tale tipo si specializza in riferimento alla richiesta alla divinità di guarigione da malattia, benchè questo esemplare tharrense potrebbe essere affine alle figurine al tornio con lucerna sul capo caratteristiche dei thofet di Mozia, Monte Sirai e del santuario di Illa Piana a Ibiza. La testa ha la forma cilindrica e il volto è caratterizzato da occhi e bocca forati realizzati mediante un punteruolo, presenta inoltre orecchie, mento e naso prominenti, applicati successivamente alla modellazione.