Dal 16 ottobre al 21 dicembre 2025
Emanuele Becheri (Prato nel 1973) si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1995. Il Museo del Novecento di Firenze gli ha dedicato una mostra personale nel 2020 “Sculture e disegni” curata dai critici Sergio Risaliti e Saretto Cincinelli.
Il percorso creativo di Emanuele Becheri si è sviluppato attraverso diversi media espressivi dalla musica alla fotografia, dal video alla scultura per arrivare recentemente a sperimentazioni con terrecotte la cui superficie e spesso dipinta e “impolverata” da pigmenti terrosi, opachi e sordi. Nel disegno l’artista si autoritrae spesso e c’è un’allusione alla figura umana che troviamo in tutte le sue opere, una citazione di sé e del profondo della sua anima e del suo corpo. Non appare indispensabile un confronto con gli artisti del passato per comprendere la sua poetica – anche solo per trovare radici della sua arte o indicazioni per la lettura delle sue opere – che resta sospesa in un liquido amniotico ancestrale e atemporale in cui archeologia e fantasy, barocco e minimalismo, trovano connessioni impensabili.
I paesaggi e i ritratti, composti da segni spezzati, si stendono su brani di carta slabbrati e sghembi, strappati da carnet o recisi senza attenzione per sottolinearne la fragilità e l’introspezione personale e dolente.
Le sculture, soprattutto cavalli e figure in coppia, si “sformano” nello spazio in posizioni tra l’arcaico e il barocco ponendo lo spettatore nella posizione scomoda del doversi interrogare sul concetto di abbozzo, non finito e concluso.
Emanuele Becheri sovverte gli schemi classici della scultura appropriandosi di tutti gli strumenti e materiali consoni per la sua realizzazione e identificazione, però capovolgendo questi schemi a suo uso personale.
Trattandosi prevalentemente di forme tridimensionali, sempre identificabili con la forma umana o animale, l’artista ci pone nella condizione disagevole di identificare sempre il soggetto raffigurato ma di proporcelo come una forma o una massa in cui la materia sovrasta e sovverte la sua identità. In bilico fra riconoscibile e irriconoscibile la sua opera resta sul crinale dell’informale e del figurativo dove, in uno scontro forsennato, la creta cerca di sovrastare la forma e la forma cerca di domare la materia. Tutto nell’artista, che è al contempo musicista e performer, resta nella dinamica del duello fra espresso e sottinteso e la tensione che si percepisce è in bilico fra vita del soggetto e morte dell’idea della scultura classica.
via Francesco Cigna 114, Torino, Italia
Orari di apertura
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