In quest'opera Violette si appropria di uno spezzone della famosa casa cinematografica TriStar Pictures, nel quale un cavallo bianco galoppa su uno sfondo nero per poi, come Pegaso, spiegare le ali e volare via. In questo caso, però, non solo l'immagine è proiettata su uno schermo invisibile di vapore, rendendo il cavallo quasi un ologramma a mezz'aria, ma il galoppo è anche interrotto da un sobbalzo nel montaggio, minando l'illusione creata e rivelandone la fonte. L'artista, vicino alla narrativa e al linguaggio visivo della performance, in questo primo lavoro video riafferma il suo interesse per le immagini usate e inflazionate a tal punto da essere ormai svuotate di significato. Anche il cavallo, da lui utilizzato più volte, evocando romanticismo e ideali eroici, rientra perfettamente in questa categoria. In questo video Violette cita deliberatamente anche una delle opere più rappresentative di Jack Goldstein – artista che lui ammira profondamente – nella quale un leone ruggisce all'infinito su uno sfondo rosso, facendo il verso al clip degli studios Metro Goldwyn Mayer.

Prematuramente scomparso a soli 27 anni, Snow fin da giovanissimo comincia ad affermarsi come artista e writer sovversivo, conosciuto con il nome di “Sace” della “IRAK crew”. Con gli anni decide di aprirsi a una miriade di forme espressive diverse: disegno, collage, installazioni, video e le note Polaroid, dove la sessualità e la violenza fanno da protagoniste. Creatività, ribellione, fragilità del vivere: il lavoro di Dash Snow - e in particolare questa installazione - sembra la celebrazione di tutta una generazione di giovani arrabbiati e violenti; della quale rivela limiti ed eccessi

La versione originale di questo lavoro è una fotografia intitolata “In voluptate mors” che l’artista spagnolo Salvador Dalí, amante delle illusioni ottiche, fece scattare nel 1951 a Philippe Halsman. L’immagine rappresenta sette donne nude, le posizioni delle quali, da lontano, formano un cranio umano. In questa interpretazione l'artista si pone al centro di esso, aggrovigliato ai bei corpi nudi e con gli occhi chiusi in una sorta di “trance” creativa tipica del Surrealismo.

Nelle sue opere Altmejd sottolinea la natura trasformativa ed evolutiva insita nella realtà biologica, della quale la vita di un essere umano è solo una piccola parte interconnessa con tutto il resto. L’artista presenta la sua complessa ed enigmatica visione della realtà come una fonte di meraviglia e di gioia; egli considera le sue opere “organismi viventi astratti”, la cui energia dipende dal significato incontrollato delle opere e quindi, in definitiva, irrisolto. ("I want my works to have an intelligence of their own, not just be a slave to my meaning". "Voglio che i miei lavori abbiano un’intelligenza propria, che non siano solo degli schiavi di quello che voglio dire”).

Prematuramente scomparso a soli 27 anni, Snow fin da giovanissimo comincia ad affermarsi come artista e writer sovversivo, conosciuto con il nome di “Sace” della “IRAK crew”. Con gli anni decide di aprirsi a una miriade di forme espressive diverse: disegno, collage, installazioni, video e le note Polaroid, dove la sessualità e la violenza fanno da protagoniste. Creatività, ribellione, fragilità del vivere: il lavoro di Dash Snow - e in particolare questa installazione - sembra la celebrazione di tutta una generazione di giovani arrabbiati e violenti; della quale rivela limiti ed eccessi

Il lavoro di Samara Scott si ispira alla vita urbana di tutti i giorni, ai linguaggi dell’era postmediale e alla sua caotica frenesia. Make-up dai color sgargianti, silicone, feltro, dentifricio, carta igenica sono fuse dall’artista in delicate e bizzarre combinazioni. Scarti di prodotti usa e getta della società consumistica, immagini strappate da riviste o rubate da youtube, diventano nelle mani dell’artista strumenti per riproporre, parodiandole, le strategie dell’industria dei beni di consumi e dell’intrattenimento. In un mondo devastato dall’iperrealismo, Scott tenta di risvegliare i sensi, mostrando il confine sempre più ambiguo tra la fisicità di un oggetto reale e la sua vitalità sullo schermo. Aquarelle Gastebuch I (2014) è un’ampia lastra di vetro. La superficie è coperta da un fluido e delicato disegno di elementi colorati. Il ritmo della composizione, melodico e sensuale, evoca le armonie di Kandiskij, al quale rimanda esplicitamente il titolo dell’opera, ispirato a un dipinto da lui realizzato nel 1925. Aquarelle Gastebuch I è stato disegnato al contrario. Il retro del vetro è stato cosparso da uno strato di silicone, poi colorato con ombretto per gli occhi, nel quale sono incrostati oggetti di ogni tipo. Bottiglie, contenitori, accendini, smalti, caramelle, tutti prodotti potenzialmente provenienti dagli scaffali di un supermercato. Ogni elemento di questo grande collage si trasforma, sulla faccia opposta della lastra, in una delle forme della composizione astratta.