Una preziosa scultura in pastiglia e stucco, raffigurante Ercole con la clava e modellata dal celebre scultore manierista Giambologna, è una delle opere più amate dal collezionista Gianfranco Luzzetti: prima di donarla alle Clarisse, Luzzetti le riservava un posto d'onore tenendola sulla scrivania del suo studio a Firenze. L'opera, appartenuta probabilmente al facoltoso banchiere Bernardo Vecchietti (che dal 1552 ospitò Giambologna a Firenze), non è un bozzetto di studio ma una vera e propria scultura autonoma ispirata alla serie dei bronzetti del Bargello riproducenti le Fatiche di Ercole (1576-1589).

Lo stemma di Girolamo Tantucci, vescovo di Grosseto (1622-1637), indica la committenza locale di questo splendido dipinto che fu realizzato a Roma da Rutilio Manetti, massimo esponente del caravaggismo senese e capace di esprimere nelle sue opere una intensa poetica degli affetti.

I lettorili liturgici a forma di aquila si diffusero nel Trecento, soprattutto nelle chiese inglesi. L’originaria collocazione di questa aquila doveva essere su una sfera, oggi non più esistente, sostituita da un capitello rovesciato di incerta datazione.