Dal 10 maggio al 16 maggio 2025
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La mostra ricostruisce il periodo storico dell’arte contemporanea intorno alla caduta del muro di Berlino, particolarmente significativo per l’Occidente, attraverso la selezione di diversi artisti rappresentativi che hanno attivamente operato tra il 1988 e il 1993. Questa fase di storicizzazione è il risultato di uno studio condotto attraverso una lettura ad oggi inedita, anche anticipatrice e perché no rivelatrice, del lavoro fatto da artisti, curatori e galleristi che hanno animato quella breve stagione lasciando un’impronta di sicuro interesse per gli anni successivi. La caratterizzazione espositiva ha il pregio di riportarci in quegli anni sia per chi li ha vissuti sia per chi non era ancora nato descrivendo le sensazioni e le atmosfere di un millennio che volgeva al termine attraverso le sensazioni che i giovani di oggi amano definire con il termine vibes.
Gli artisti in mostra condividono una particolare consapevolezza del momento storico che stavano vivendo tanto da poterla ascrivere in un comune sentimento di responsabilità etica, con esiti sicuramente lontani dalle correnti già affermate e operanti sin dalla fine degli anni Sessanta e fino a tutti gli anni Ottanta. La consapevolezza storica era incentrata sulla nuova realtà globale che si stava profilando sull’orizzonte, dopo l’evento cesura della caduta del muro di Berlino, lo smembramento dell’Urss e la conseguente fine della guerra fredda, con il ritorno della guerra nei Balcani europei e quella in Iraq. Realtà che nulla avevano a che fare con le realtà sociali delle due decadi precedenti, contraddistinte, la prima, da un’euforia ideologica che non ebbe poi alcun esito effettivo ma solo delle ricadute a livello socio-politico per lo meno in Europa occidentale; e la seconda, gli anni Ottanta, da un edonismo col ritorno effervescente del soggetto da un
lato e dall’altro da una pratica modaiola di disimpegno sociale.
Dal punto di vista dell’arte le corrispondenze a questi orientamenti socio politici, attivi anche negli anni Novanta, erano il Poverismo, le correlate tendenze comportamentali, quali l’azionismo, l’happening e le performances, e quelle della Transavanguardia italiana, dei Nuovi selvaggi tedeschi e agli innumerevoli epigoni generati automaticamente dal mitico sogno del ritorno alla pittura.
Ma il mondo, ormai irrequieto, stava irreversibilmente votandosi all’instabilità e con il declino delle ideologie si affacciano lentamente con disinvoltura, forti di carattere, le cosiddette ‘neotecnologie’ che nel frattempo avevano già guadagnato i primi spazi in molti settori e si prestavano a fagocitare, digitalizzando, qualsiasi cosa sul loro cammino, straripando anche in campi del sapere precedentemente segnati e codificati da secoli di storia lineare tradizionale. Le stesse neotecnologie con i loro processi di democratizzazione in larga scala offrono al mondo nuove forme di libertà, almeno promessa, dove ‘tutto è possibile’, mutandone i paradigmi e generando smarrimento ma riacquistando per gli artisti una nuova idea di sperimentazione, un nuovo senso etico, dando segnali di una nuova consapevolezza storica senza l’ingombrante ‘soggetto’ che rimaneva “inespresso”.
Via Andrea Sansovino, 234, Torino, Italia
Orari di apertura
apre - chiude | ultima entrata | |
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mercoledì | Chiuso | |
giovedì | Chiuso | |
venerdì | Chiuso | |
sabato | 14:00 - 19:00 | |
domenica | 14:00 - 19:00 |
Apertura solo in occasione di mostre temporanee
Sempre
5.00 € invece di 8.00€
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