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conclusa Aches and shame

A cura di: Adalberto Abbate

La mostra

Aches and shame è il nuovo progetto espositivio di Spazio Rivoluzione, curato da Adalberto Abbate. 

Aches and shame/ Dolori e vergogna scandaglia nelle sue profondità le problematiche e le interferenze sociali che attraversano il nostro tempo, ferito, corrotto e irriducibilmente carico di dolore. 

Video, foto, installazioni e perfino un audio recuperato da una vecchia segreteria telefonica descrivono un’umanità rotta, spezzata dal suo interno, che getta un urlo al di fuori della propria pelle. A denti stretti, dolore e vergogna raccontano di un dramma vissuto, di un’esperienza intima che trova riflesso in uno stato universalmente condiviso di sofferenza, disgusto e rabbia. 

Nelle donne velate di Regina José Galindo, monumenti viventi contro l’oppressione e la violenza, la vulnerabilità del corpo femminile coesiste con un anelito di resistenza. Presenze silenti, potenti, materializzano l’orrore dei numerosi femminicidi perpetrati in Germania, come in tutta Europa e nel resto del mondo; crimini spesso invisibili che faticano ad avere giustizia e adeguato riscatto. 

Costretti a subire l’errore dell’altro, avvertiamo un profondo senso di abbandono, talvolta di impotenza, che alimenta ossessioni e fragilità. Nelle lacrime di Urs Lüthi si palesa la scissione tra il sé e la necessità di rappresentare un altro da sé, in un bilancio esistenziale drammatico e difficilmente curabile. 

L’essere immersi una società giudicante, che pesa azioni e scelte, attiva infatti debolezze difficili da sanare. Il giudizio genera vergogna; la vergogna, senso di solitudine e di mancata appartenenza. Da questa instabilità nascono angoscia e incertezza, ma anche un forte desiderio di riscatto. Nell’uso icastico della parola di Paolo Canevari e di Mario Consiglio c’è forse la ricerca di una risoluzione, di un solco tracciato, di un punto stabile ma inevitabilmente cinico dal quale partire. 

Quale sia la strada, non ci abbandona un senso di radicata inquietudine. Un resto umano che penzola da una manica di una profumata pelliccia (Adalberto Abbate), lo sguardo straniante e un po’ demoniaco di due ragazzi nel giorno della loro comunione (Diego Moreno) e la voce dell'anziano padre registrata nella segreteria telefonica del figlio Doriano (Federico Lupo) sono frammenti di umanità residua, vulnerabile, commovente e tenera ma per niente confortante.

Immagini della mostra

Orari e biglietti

Indirizzo

Piazza della Rivoluzione, 9
90133 Palermo

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