Dal 10 maggio al 31 dicembre 2025
L’opera, restituita alla sua piena leggibilità e visitabile dal 10 maggio presso il Museo di Santa Giulia, è destinata a rimanere a lungo esposta nel percorso museale, in dialogo con la crocifissione dei dolenti santa Caterina e san Girolamo nella cappella della Madonna della basilica di San Salvatore e con la morte di Sant’Obizio, sempre in San Salvatore.
L’affresco, descritto con toni lusinghieri dal pittore e scrittore d’arte bresciano Francesco Paglia, proviene dall’esterno della chiesetta cittadina dei Santi Ippolito e Cassiano, un tempo esistente tra piazza Martiri di Belfiore e via Gabriele Rosa e demolita nel 1904, dove la Madonna del Latte trovava posto, entro un altarino in muratura, sulla parete meridionale dell’edificio. Il soggetto è uno tra i più ricorrenti della tradizione iconografica cristiana: la Vergine, assisa in trono, dispiega la mano sinistra in segno di. accoglienza, mentre sulle ginocchia sorregge il Bambino che, trattenendo il seno della madre, interrompe l’allattamento rivolgendosi all’osservatore.
L’autore del dipinto è stato solo recentemente identificato con Andrea Marone da Manerbio, esponente di una famiglia di artisti probabilmente originaria del Sebino ma ben radicata in città. Come osservato da Fiorella Frisoni (2018), il pittore nel corso della sua attività condotta tra Brescia, la Bassa Bresciana e il Lago d’Iseo, manifestò “un orientamento diverso dalla straordinaria esperienza dei tre grandi” (Moretto, Romanino e Savoldo), prendendo come punto di riferimento non tanto Venezia, quanto Cremona, Lodi e Milano, ma anche le zone dei laghi lombardi, fino al Canton Ticino. I suoi modelli sono infatti da riconoscere in artisti quali i cremonesi Boccaccio Boccaccino e Galeazzo Campi, i lodigiani Piazza, fino al Bernardino Luini degli affreschi milanesi di San Maurizio al Monastero Maggiore (anni venti del Cinquecento). Il riflesso di questi orientamenti di stile si coglie anche nell’affresco bresciano, come si evince dall’eleganza formale dei volti, resi con delicate lumeggiature tratteggiate, dai panneggi ridondanti e falcati, dalle stesure cromaticamente calibrate. E se l’impaginazione complessiva si connota per un assetto arcaico – quasi neo-medievale, a osservare l’impostazione ancora quattrocentesca degli angeli del registro superiore – sono i dettagli, valorizzati dal recente restauro, a fare la differenza in termini di qualità: i riccioli filamentosi del Bambino, i riflessi smaltati delle unghie, gli inserti dorati delle aureole e della corona e dello scollo della Vergine.
Lungo il percorso espositivo del Museo di Santa Giulia, all’interno della chiesa di San Salvatore, si possono ammirare altri affreschi attribuiti ad Andrea Marone da Manerbio: il Crocifisso con i dolenti, santa Caterina d’Alessandria e san Girolamo nella cappella della Madonna e la Morte di Sant’Obizio, sull’ordine superiore della parete che separa l’aula della chiesa dall’adiacente coro delle monache.
L’affresco, che era oggetto di una sentita devozione popolare, fu staccato nel 1878 dal restauratore bresciano Giuliano Volpi su incarico del Comune. L’intonaco dipinto fu rimosso insieme a una significativa porzione di muratura retrostante: questa particolare tecnica estrattiva è detta stacco a massello.
Via dei Musei, 81/b, Brescia, Italia
Orari di apertura
apre - chiude | ultima entrata | |
lunedì | Chiuso | |
martedì | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
mercoledì | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
giovedì | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
venerdì | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
sabato | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
domenica | 10:00 - 18:00 | 17:15 |
Il museo è chiuso tutti i lunedì, ad eccezione di quelli festivi.
Informazioni e prenotazioni (servizio attivo dal lunedì al sabato, 10-18)
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