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Vergine con Bambino, San Giovannino e angeli tabernacolo
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Lorenzo di Giovanni di Nofri, detto Maestro di San Miniato - Madonna con bambino tabernacolo
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Cristofano dell’Altissimo - Ritratto di Federico da Montefeltro
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Giulio Romano - Ritratto di Giulio II, copia da Raffaello
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Uomo in armatura
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Antonio Fedi; Matteo Carboni - Lotta di cavalieri dalla Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci
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William Haussoullier - Lotta di cavalieri dalla Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci dalla cosiddetta “copia Timbal”
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Pierre-Nolasque Bergeret - Le celebre carton del Leonard De Vinci
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Antonio Tempesta - Battaglie tra cristiani e turchi
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Antonio Tempesta - Battaglie tra Cristiani e Turchi
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Jaques Courtois, detto Borgognone - Battaglia di Cavalleria
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Lorenzo di Giovanni di Nofri, detto Maestro di San Miniato - Madonna con bambino tabernacolo
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Antonio Tempesta - Battaglie tra cristiani e turchi
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Altre opere esposte

Descrizione

Il Maestro di San Miniato, recentemente ricondotto al nome di Lorenzo di Giovanni di Nofri (Bernacchioni, 1992), è un pittore che nel 1465-66 risulta allievo di Neri di Bicci (Firenze 1418/20 – 1492) e nel 1472 ha una bottega in proprio “al canto dei Servi” a Firenze. Anche le opere di Lorenzo di Giovanni di Nofri, al pari di quelle attribuite allo Pseudo Pier Francesco Fiorentino, risentono in modo significativo delle esperienze di Filippo Lippi (Firenze 1406 – Spoleto 1469) e del Pesellino (Firenze 1422 c. – 1457). L’opera, completa del suo tabernacolo ligneo, “ben rappresenta la risposta di un Maestro alla richiesta di scene devozionali da parte di clienti che desiderano avere immagini in linea con l’iconografa tradizionale ma allo stesso tempo con costi ridotti”(Dalli Regoli, 1988). Il Bambino e la Vergine tengono in mano il melograno, frutto simbolo della regalità ma anche della passione di Gesù. Si rintracciano, nei bordi della veste, parti di decorazione dorata, mentre il paesaggio con il cielo è la traslazione grafica dell’ AVE REGINA CELORUM. Questo tabernacolo si ipotizza sia un’opera della maturità, per alcuni riferimenti alle forme di Verrocchio ma soprattutto per i contatti con Francesco Botticini (Firenze 1446-1498), con il quale l’autore aveva condiviso gli anni di apprendistato presso Neri di Bicci (Bernacchioni, 1992).


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