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Madre - Museo d’arte Contemporanea Donnaregina verified

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Jan Fabre - L’uomo che misura le nuvole
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Lucio Fontana - Concetto Spaziale, Attese
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Jannis Kounellis - Senza titolo
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Anish Kapoor - Dark Brother
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Michelangelo Pistoletto - Venere degli stracci
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Jeff Koons - Senza titolo
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Andy Warhol - Beuys by Warhol
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Agostino Bonalumi - Senza Titolo
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Getulio Alviani -  Textura vibratile
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Giovanni Anselmo - Invisibile
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Gianni Piacentino - Dark Prussian – Blue Portal IV
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Francesco Clemente - Ave Ovo
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Giovanna Bianco; Pino Valente - Il mare non bagna Napoli
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Daniel Buren - Axer / Désaxer
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Léa Lublin - Senza Titolo
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Fausto Melotti - L'amore
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Sol LeWitt - Scribbles
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Gianfranco Baruchello - Il mio cinema
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Giulio Paolini - Dilemma
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Emilio Isgrò -
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Mimmo Paladino - Senza Titolo
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Paul Thorel - “Passaggio della Vittoria”
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Altre opere esposte

Descrizione

Trasferitosi stabilmente a Roma dalla fine degli anni Cinquanta, Kounellis esordisce con grandi dipinti nei quali delinea parole, lettere, numeri, segni direzionali che campeggiano su superfici monocrome accogliendo i segnali visivi del contesto urbano nell’ambito dei linguaggi pittorici. A partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua analisi del rapporto tra la struttura della prassi artistica e la sensibilità dell’esistenza e della coscienza storica esprime con grande pathos lirico la tensione e l’alienazione della società contemporanea e la frammentazione del dibattito e della produzione culturale, sfociando nella elaborazione di un linguaggio artistico personale e rivoluzionario come nella celebre opera con dodici cavalli vivi alla Galleria L’Attico di Roma nel 1969 e nelle grandi installazioni che utilizzano elementi naturali od oggetti che rimandano al quotidiano come persone vere e animali vivi, pietre, piante grasse, il fuoco sprigionato da fiamme ossidriche, lana cardata, caffè in polvere, sacchi di juta vuoti o riempiti di granaglie, frammenti di copie di sculture classiche, lampade al petrolio, mensole di ferro e binari. Nell’installazione creata appositamente per il Madre, la stanza a lui dedicata è bloccata longitudinalmente da una grande struttura di ferro, che lascia trasparire la luce da vetri colorati monocromi, come una versione contemporanea e critica delle vetrate delle grandi cattedrali gotiche e della centralità del ruolo dell’arte al loro tempo. Una grande ancora arrugginita appoggia il suo peso, anche metaforico, sul pavimento, dando vita a una concatenazione di rimandi al ruolo storico dell’affaccio di Napoli sul mare e sulla sua rappresentazione nella storia dell’arte non solo locale.

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