Mosaico con le scene del Martirio di Sant’Eustachio – considerato tra i più belli conservati in occidente – è anche l’unico caso noto di una superficie musiva così ampia dedicata alla raffigurazione agiografica delle vicende di un unico santo. La testimonianza più antica sulle decorazioni a mosaico in abito pavese risale alla prima metà del XIV secolo, quando il chierico pavese Opicino de Canistris segnalava che molte chiese della città erano dotate di pavimenti a mosaico. Se in loco sono rimasti pochissimi esempi, nella Sezione Romanica del nostro Museo sono confluiti lacerti di decorazione musiva provenienti dalla perduta cattedrale invernale di Santa Maria del Popolo, dall’area di Sant’Invenzio, e da quella del monastero di Santa Maria delle Stuoie. Da Santa Maria del Popolo provengono vari frammenti, portati alla luce tra il 1854 e il 1936 durante i lavori di abbattimento dell’edificio. La navata meridionale della chiesa ospitava la storia del Martirio di sant’Eustachio con scene non in sequenza e con i personaggi coinvolti riconoscibili grazie a iscrizioni. Nella porzione centrale sono rappresentate le fasi del martirio, il santo viene scortato da tre torturatori (speculatores) alla presenza dell’imperatore Adriano, identificato dai tipici regalia (corona, scettro e mantello). Successivamente il santo viene dato in pasto a una belva di difficile identificazione (si leggono solo le zampe), sempre alla presenza del sovrano. Sul registro superiore sono raffigurati due carnifices presenti anch’essi al martirio, mentre è di più difficile interpretazione il pannello a terra in cui una figura con un animale fantastico al guinzaglio si dirige verso altre. Le scene sono inquadrate entro finte architetture in cui colonne scanalate con capitelli a foglia reggono archi a sesto ribassato.