Marsina e sottomarsina in panno di lana marrone con ricami in argento e avorio, risalente alla fine del Settecento e proveniente dalla collezione Dohrn, famiglia alto borghese dell’intellettuale polacco Anton Dohrn, fondatore e primo direttore della Stazione Zoologica di Napoli. Il manufatto costituisce uno dei pochi esemplari dell’abbigliamento maschile del XVIII secolo in possesso dell’istituzione museale.

Mantellina di velluto nero con ricami policromi in agopittura, tecnica che unisce alle parti dipinte quelle ricamate. Chiamata anche ritrattistica ad ago, rientra nel settore più vasto del dipinto ad ago ed era molto apprezzata già dal secolo XVII per la rapidità di esecuzione e lo splendido effetto finale. Divenne l'hobby preferito delle signore del Settecento e dell’Ottocento.

Abito a due pezzi composto da gonna e corpetto in velluto nero con applicazioni di paillettes, databile intorno alla fine del XIX secolo e facente parte della collezione Adelaide del Balzo Pignatelli, nobildonna napoletana, nota educatrice, scrittrice e filantropa italiana vissuta tra il XIX e XX secolo. Si tratta di un esemplare dell’operato della nota sartoria Claire Juteau, presente a Napoli già dalla fine del XIX secolo ubicato in piazza Vittoria, 6. L’atelier acquisì enorme prestigio nel capoluogo partenopeo riuscendo a rappresentare Napoli all’Esposizione Internazionale di Torino del 1911 nel Padiglione della moda. 

Prezioso abito in seta verde pallido con piccolo strascico, inserti di pizzo e ricamo a mano, risalente al 1906. L’abito apparteneva alla nobildonna Speranza Di Martino facente parte della famiglia Sergio, casato decorato del titolo di barone con Regio Decreto nel 1859.

Abito in chiffon color senape degradé con corpetto a ricamo floreale in paillettes rosso e oro e corallini piombo, con coprispalle in chiffon. L’esemplare è stato realizzato tra il 1940-45 ca. dalla sartoria Maria Consiglio Fashion di Maria Consiglio Picone il cui successo in quegli anni era ormai consolidato. Nel 1954 l’atelier trovò ubicazione in un appartamento a Piazza dei Martiri nel noto Palazzo Calabritto. 

Abito smanicato con scollatura “all’americana” in organza gialla lavorata a punto smock con coprispalle in tinta. Rappresenta uno degli esemplari più interessanti dell’operato di Fausto Sarli – famoso sarto napoletano di cui il Museo conserva ben 53 creazioni originali – per la particolare esecuzione sartoriale e l’impiego di una tecnica in origine utilizzata per abiti da lavoro. Collezione Nido d'ape, P/E 1989. 

Tight in lana pesante con pantaloni a righe grigie-nere e panciotto beige. Confezionato dal noto sarto napoletano Vincenzo Attolini negli anni Sessanta, periodo in cui “il re dei sarti” divenne pioniere di raffinatezza e avanguardia. Attolini ripropose e riformò le strutture troppo rigorose della moda inglese rivoluzionando la giacca napoletana. 

Prezioso abito in seta verde pallido con piccolo strascico, inserti di pizzo e ricamo a mano, risalente al 1906. L’abito apparteneva alla nobildonna Speranza Di Martino facente parte della famiglia Sergio, casato decorato del titolo di barone con Regio Decreto nel 1859.