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conclusa Belén Uriel

La mostra

Nello spazio immerso nella campagna piemontese e trasformato in luogo dedicato all’arte e agli artisti, sempre all’insegna della sperimentazione e del dialogo tra discipline diverse, Cascina I.D.E.A. annuncia la programmazione 2022: primo appuntamento a maggio con Belén Uriel.


Nel corso delle loro residenze, rispettivamente nei mesi di marzo e aprile e luglio e agosto, le due artiste lavoreranno con forme e colori dando vita, e fiato, a nuovi oggetti che si ricongiungono con la loro stessa bellezza, sfuggendo alla serialità produttiva per aprirsi, figurativamente, a un abbraccio all’inaspettato.


Il gruppo di sculture a cui lavorerà durante la residenza primaverile a Cascina I.D.E.A., dice Belén Uriel “rappresenta una continuazione del mio progetto di ricerca sulla reciprocità tra il corpo umano e gli oggetti di uso quotidiano, concentrandosi soprattutto sull'universo degli oggetti usati per il tempo libero e la ricreazione. Mi piace lavorare con quelli che ho chiamato "oggetti universali", oggetti così familiari e ordinari per tutti noi che diventano quasi invisibili”. Oggetti, dunque, quotidiani e fortemente significativi. E significanti, come direbbe Roland Barthes nella sua trattazione circa la semantica dell’oggetto. Per questa nuova produzione Uriel fissa il suo sguardo sull’idealizzazione della natura - dalla suggestione di Jules Verne “un verde che nessun artista potrebbe mai ottenere sulla sua tavolozza, un verde di cui né le varie tinte della vegetazione né le sfumature del mare più limpido potrebbero mai produrre il simile! Se c'è un verde in Paradi- so, non può essere che di questa tonalità, che è sicuramente il vero verde della Speranza” - e dei modi in cui questa viene prodotta e commercializzata, prendendo ispirazione da oggetti di con- sumo creati per impegnarsi con l'ambiente esterno, come caschi, protezioni per il corpo o mobili da esterno. Così facendo Uriel sembra costruire una semiologia, più e oltre che come scienza delle significazioni, come sguardo pertinente verso il mondo. Le sculture, in vetro, ferro e bronzo, sono soprattutto oggetti che stanno per lì, apparentemente, per altre ragioni – mangiare, vestirsi, arredare, giocare, spostarsi... –, ma che hanno un più preciso scopo sociale e antropolo- gico: quello di essere mezzi di significazione, segni sparsi e veri e propri linguaggi. È infatti attra- verso una sottile interazione tra i materiali, che Belén Uriel cerca di “creare un dialogo tra l'osser- vazione dei disegni originali degli oggetti, le ombre della loro materialità, e il loro rapporto con il corpo, per riflettere, attraverso un vocabolario scultoreo, su una serie di ossessioni che stanno de- finendo il nostro tempo presente”.

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Guglielmo Marconi, 26
28010 Agrate Conturbia

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