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Finestre in Val del Biois
conclusa

Finestre in Val del Biois :

Enzo Demattè. Note, racconti, poesia

Dal 19 gennaio al 11 febbraio 2024

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Palazzo Bomben e Caotorta

Palazzo Bomben e Caotorta

via Cornarotta, 7–9, Treviso

Chiuso adesso: apre alle 15:00

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Giunge a Treviso, dopo la prima tappa a Canale d’Agordo (Belluno), la mostra Finestre in Val del Biois. Enzo Demattè. Note, racconti, poesia, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Papa Luciani, a cura di Donata e Francesca Demattè.

 

Un omaggio a Enzo Demattè (1927–2014), trentino di nascita, ma trevigiano d’adozione, di cui la Fondazione Benetton Studi Ricerche conserva e valorizza la biblioteca e l’archivio. Uno dei più attenti intellettuali del secolo scorso, scrittore, poeta, studioso e insegnante, Enzo Demattè seppe intercettare e fare sua la secolare cultura delle Dolomiti bellunesi, ed è su questo particolare aspetto della sua sensibilità d’uomo e di studioso che si focalizza l’esposizione.

 

L’esposizione analizza attraverso l’opera di Enzo Demattè – carnets de voyage, pubblicazioni, documenti d’archivio, fotografie –, e con la testimonianza di manufatti e opere d’arte di collezionisti privati, l’antico spirito della cultura e della civiltà della Valle del Biois; quella che, salendo da Cencenighe Agordino verso il Passo San Pellegrino, arriva in compagnia del torrente Biois fino a Falcade, incontrando sulla destra paesi come Vallada e sulla sinistra Canale e Caviola, dove si raccolgono le acque del Gaòn e, dopo Falcade, quelle dei torrenti Focobòn e Valés.

Una valle, «parte dell’Agordino, cuore geografico delle Dolomiti, oggi patrimonio Unesco» afferma Loris Serafini, che è sempre stata un territorio di scambio e passaggio di culture, per la posizione geografica che occupa, e che cattura, con gli affreschi colorati delle sue case, con gli intagli fra le assi dei suoi tabià, con la sua gente, la sua natura, le sue storie, l’immaginario del giovane Demattè che inizia a frequentarla nei primi anni cinquanta del Novecento e a raccogliere sistematicamente le testimonianze più varie – annotandole nei suoi carnets – per farle conoscere insieme alle riflessioni che la sua mente osservatrice e creativa ha lasciato in eredità al nostro tempo.

«La stessa intensità di osservazione rivolta ai manufatti e alle architetture naturali del mondo dei contadini della montagna, fu riservata anche alle loro parlate e ai modi di dire, ai canti fedelmente registrati, attraverso le interviste ai locali, in quaderni e taccuini ancor oggi leggibilissimi, nei quali trovano ospitalità lemmi, espressioni, modi di dire annotati direttamente sul campo, in anni nei quali i dialetti scomparivano per far posto alle lingue del turismo e dei mezzi di comunicazione di massa» dicono le curatrici Francesca e Donata Dematté.

 

Consapevole che osservare e registrare non basta e che, per ridestare l’interesse, occorrono capacità comunicative, fantasia, emozione – possibili solo attraverso la narrazione –, Demattè restituisce vita alle testimonianze orali e materiali raccolte che, nel pieno rispetto dei dati oggettivi liberi da falsificazioni e manipolazioni, diventano gli sfondi e i contesti per le sue creazioni letterarie come i racconti e le poesie, o le interpretazioni delle opere degli scultori e dei pittori che Demattè incontra e riconosce in Valle. Nascono così il racconto lungo de La valle coi Santi alle finestre, la raccolta di poesie Trei Orazhiòn, il romanzo per ragazzi Gente di confine.

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via Cornarotta, 7–9, Treviso, Italia

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