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conclusa PIERGIORGIO COLOMBARA NERORO

La mostra

Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova dedica, dal 2 dicembre 2022 al 5 febbraio 2023, una mostra personale a Piergiorgio Colombara. Il titolo dell’esposizione, Neroro, è legato al ciclo di dipinti inediti, acrilici su tela, tutti di grande formato, realizzati dall’artista tra il 2017 e 2021; in mostra ci sono pure altri quadri (tra cui lo splendido Cantoria, acrilico, ottone e tempera su tela, 1988) che di Colombara, noto soprattutto come scultore, fanno conoscere un aspetto della sua ricerca, avviata fin dalla fine degli anni settanta.


Emblematica del reciproco transito tra pittura e scultura sono due opere del 2017, un dipinto e una scultura, che recano lo stesso titolo: Inpunta. Non mancano del resto, nella mostra antologica di Villa Croce, alcune delle sculture che hanno segnato l’affermazione dell’artista in ambito nazionale e internazionale: tra le altre, Suononous, ottone e rame, 1985; Mulino, ferro, rame e ottone, 1992; Lacrime di vetro, ottone e vetro soffiato, 1997 (collezione del Museo di Villa Croce); L’audace carena, bronzo, 2007; Culla, bronzo, 2014; numerose opere che documentano l’inesausta esplorazione di Colombara nell’utilizzo di vari materiali, compresi la terracotta e il ferro. 


Le opere di Colombara ci fanno immergere in un’esperienza, visiva e sensoriale, che potremmo definire del limite, della frontiera, dell’ambigua soglia tra mondi e situazioni di solito ritenuti alternativi. I suoi lavori sono caratterizzati da un’atmosfera che non è ascrivibile né a una qualche reminiscenza diretta del reale, né a esiti artistici del passato – anche se potremmo citare Fausto Melotti, e il suo desiderio di smaterializzare la scultura e di dissolverne i volumi, e qualche esito di Alberto Giacometti, Louise Bourgeois, Germaine Richier. Si respira, nell’opera di Colombara, un senso di leggerezza, di sospensione, di fragilità e di trasparenza, di tensione a cogliere e dare forma al vuoto e all’incerto confine tra suono e silenzio, qualcosa che ci fa pensare alla levità cara a Italo Calvino, che citava Paul Valéry: “occorre essere leggeri come l’uccello in volo e non come la piuma”.


I suoi lavori si sottraggono all’attribuzione a un tempo definito nel percorso dell’umana civiltà e dell’evoluzione dell’espressione artistica: scorrono davanti a noi schegge di qualcosa che già abbiamo acquisito, anche se spesso questi lacerti sono tra di loro combinati, nell’operazione di vero e proprio montaggio compiuto dall’artista, in maniera non direttamente conseguente a una logica lineare che abbia introiettato le leggi della possibile evoluzione di un oggetto. È come se, nel processo creativo di Colombara, sia perennemente in agguato la pulsione a innestare una cosa su un’altra, a congiungere e ibridare ciò che di solito è separato: le leggi della trasmissibilità dei geni e della mutazione possono essere sovvertite, quando siano investite dai brividi della libertà creativa e dagli slanci della fantasia. L’artista ricorre, nella sua officina creativa, all’uso combinato di vari materiali (ottone, rame, piombo, alluminio, vetro soffiato, cera, ferro, bronzo, ceramica, frammenti di specchio, corde, cartapesta, riporti fotografici) e a inserimenti di lacerti di antichi manufatti, frammenti di oggetti che, appartenenti alla storia dell’esperienza umana, hanno poi fatto naufragio o sono fino a noi giunti senza esserne del tutto travolti o sfigurati.

Immagini della mostra

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Iacopo Ruffini, 3
16128 Genova

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