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conclusa The Tellers

La mostra

The Tellers nasce dalle stesse domande alla base della mostra virtuale A Whole Population of Poets promossa da Sumac Space, una piattaforma digitale mirata a valorizzare l’arte contemporanea del Medio Oriente attraverso un fitto programma di incontri, contributi critici e progetti di ricerca. Sin dall’avvento del The Green Wave in Iran nel 2009 sono pervaso da un’ambivalenza di ottimismo e di ansia per il futuro: un futuro che non sarò mai in grado di articolare come un evento puramente temporale ma che piuttosto vorrei navigare liberamente, come lungo la timeline di un’applicazione di post produzione, senza l’obbligo di “snap” a una data specifica.


Sto sperimentando alcuni metodi per trasformare quest’ansia. Uno degli strumenti più potenti è l’immaginazione e i paesaggi che si delineano in sogno, in uno spazio onirico che rappresenta per me una forma di resistenza al mondo vissuto e percepito. So che non è la promessa di un universo alternativo e nemmeno offre una scappatoia per sottrarci a quello in cui viviamo. Tuttavia, mi aiuta a creare le condizioni per un diverso modo di esistere all’interno dell’universo presente.Il passato del Medio Oriente si dispiega in una serie di forme interconnesse. In esso confluiscono – qui come altrove – i cambiamenti che si verificano nella vita delle persone e dei gruppi, delle culture e dei paesi nel corso del tempo. Racchiude in sé le narrazioni che le persone condividono di sé stesse e degli altri in rapporto a queste transizioni, i miti che le aiutano a dare un senso alle proprie esperienze e che tentano di gettare nuova luce sulla strada che conduce al futuro. Queste narrazioni rappresentano uno strumento per creare un nuovo paesaggio come possibilità di sfuggire alle strutture di potere preesistenti.


In The Tellers, gli artisti ci invitano a entrare in un tempo immaginario. La costruzione di scenari futuri agisce come una sorta di ciclo di retroazione temporale, connettendo queste diverse versioni del futuro al presente o al passato remoto. Si tratta di speculazioni in forma d’intuizioni riferite a oggetti, luoghi o addirittura eventi collocati nel futuro o relegati in un passato lontano, siano essi immaginari o semplicemente così traumatici da sottrarsi alla memoria. Gli artisti ricorrono allo storytelling per costruire nuovi miti e nuove storie, per mettere in discussione la storia ormai dimenticata e rimossa usandola come simulacro per una critica sociale. Per loro, diventare narratori comporta l’impegno a esaminare le narrazioni esistenti e a costruire nuove verità che si collochino al di fuori della storia culturale dominante. Questi artisti sfidano ognuno di noi a comprendere la prospettiva dell’altro, ci accolgono nei loro mondi nuovi e ci spingono ad avventurarci sulla confusa linea di demarcazione tra reale e immaginario.

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Senese, 68
50124 Firenze

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