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conclusa Bizarre, novità e stravaganze nelle sete europee del XVIII

La mostra

A cura di Maddalena Terragni in collaborazione con Gregorio Magnani

La mostra, in corso dal 15 dicembre 2018 al 31 marzo 2019, presenta un dialogo inedito tra una selezione di tessuti “bizarres”, provenienti dalle collezioni FAR e TGL, e l’opera dell’artista Stefano Arienti.

Bizarre, novità e stravaganze nelle sete europee del XVIII mostra, in una prospettiva contemporanea e trasversale, un fenomeno della storia del tessuto occidentale. A cavallo tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, i tessitori europei inventano motivi decorativi inusuali mescolandoli liberamente e attingendo a tutti i riferimenti culturali che provengono dall’Oriente, senza preoccuparsi di produrre rappresentazioni fedeli al reale. E’ proprio questo approccio nel ridisegnare le forme il segno comune tra queste produzioni e il contemporaneo.

Seguendo la propria sensibilità e interpretando le forme, per la prima volta gli artigiani tessili possono attingere a piene mani al repertorio delle disegnature e creare per le loro sete policrome disegni astratti che si snodano sinuosi mescolandosi a motivi geometrici, grandi infiorescenze fantastiche che si confondono tra raffigurazioni di architetture barocche ed edifici orientaleggianti. La realizzazione di disegni tanto impegnativi è resa possibile dall’altissima competenza tecnica dell’epoca, in grado di tradurre le novità, le stravaganze e la raffinatezza dei decori, a volte di difficile lettura.

Questo approccio libero, comune alle produzioni settecentesche e al contemporaneo, viene reiterato e sottolineato dall’intervento site-specific di Stefano Arienti.

Le sete operate settecentesche

I “bizarres” fanno parte di uno dei nuclei più significativi della collezione tessile della Fondazione Antonio Ratti: le sete operate del XVIII secolo.
Si tratta di circa 800 reperti, per lo più produzioni lionesi e veneziane, che nel loro insieme testimoniano tutte le trasformazioni tecniche, sociali e di gusto che segnarono l’ambito tessile europeo di quel periodo. Sono tessuti di seta policromi che si distinguono per il grande dispiego di filati d’oro e d’argento e per la ricchezza iconografica e delle armature damascate e broccate.

Stefano Arienti

Nato a Asola (Mantova) nel 1961, nel 1980 si trasferisce a Milano, dove risiede tuttora. Partecipa alla prima mostra collettiva nel 1985 alla ex fabbrica Brown Boveri, dove incontra Corrado Levi, il suo primo maestro. Con altri giovani artisti frequenta l’ambiente artistico italiano nel momento di rinnovamento successivo alle stagioni dominate dall’Arte povera e dalla Transavanguardia.
Ha tenuto una serie di mostre personali e collettive in gallerie e istituzioni d’arte italiane e straniere tra cui: Museo MAXXI, Roma (2004); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2005); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2008); Palazzo Ducale, Mantova (2009); Museion, Bolzano (con Massimo Bartolini, 2011). Ha partecipato alla Biennale di Venezia (Aperto 1990, 1993); Biennale di Istanbul (1992); XII Quadriennale di Roma, 1996 (primo premio); Biennale di Gwangju (2008). Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo e all’Università IUAV di Venezia.

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Cernobbio, 19 (Ratti)
22100 Como

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