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conclusa When Léo Met Leo

A cura di: Costanza Nizzi

La mostra

Questa non è una storia d’amore alla Harry e Sally.

La prima volta che Léo ha incontrato Leo a Palazzo è stato fuoco e scintille. La ricerca artistica dell’uno sembrava all’altro così distante da non poter convivere sotto lo stesso tetto. L’atteggia- mento dissacrante e provocatorio delle opere di Léo Luccioni (Francia, 1994) pareva collidere con la leggiadria e l’eleganza delle tele in velluto di Leonardo Meoni (Italia, 1994). L’estetica vivace e la simbologia non troppo velata attraverso le quali Luccioni crea narrazioni fittizie, si scontrava con la poetica del movimento di Meoni, dove immagini sospese trovano pace in raffinate palette.


La seconda volta che si sono incontrati, si sono ignorati. Era mattina e sulle scale di Palazzo a ma- lapena si sono scambiati uno sguardo. Poco dopo hanno iniziato a lavorare nei rispettivi studi. Luc- cioni, artista multidisciplinare che di pittura non aveva mai realizzato niente, decise di creare i suoi primi dipinti. Dove iniziare a dipingere se non in un Palazzo in Italia? Il ragionamento non fa una pie- ga. È così che, girovagando per Brescia, si è lasciato ispirare dal simbolo più ricorrente della città: il leone, che nel dipinto assume le forme dell’icona del supermercato belga Delhaize. Ma Luccioni non poteva lasciare un animale senza il proprio padrone, ed ecco che un ritratto di nobiluomo fiam-mingo, le cui fattezze ricordano quelle dell’omino della Quacker Oats Company, iniziava a prendere forma. Nessuna follia, nessuna allucinazione, è normale non vedere i dipinti descritti.


Iniziati, non terminati e lasciati in studio, diventano opere effimere nella narrazione della mostra, così come nei disegni N°2, Goodyear, Marianne Goodman Gallery, N°3, All Brand, Galerie Praz Delavallade, N°4, Petroll, Almine Rech Gallery, in cui Luccioni racconta di mostre con opere fittizie in istituzioni reali. Meoni, senza girovagare troppo per la città, ha iniziato a viaggiare nel suo studio. Viaggi nella memoria dai quali recuperare immagini e ricordi rimasti impressi dopo molti cambiamenti sulla superficie del velluto. Giaguari, recinti e scritte – protagonisti di Pure Pepper, Piece of Garden #2, A Dry Field, an Ear Plant - sembrano fondersi l’uno con l’altro in un’eterna lotta tra figurazione ed astrazione, dove il vincitore non viene mai decretato. Segni sono stati impressi con le dita, ma anche con rastrelli e martelli fino a quando il velluto non bastò più. Da qui la necessità di spin- gersi ad affrontare l’unico grande viaggio di Meoni a Brescia, quello fino al maneggio. La chioma del cavallo era diventata la nuova superficie da segnare, imprimere. Dopo una bella cavalcata, ecco che nasceva Origin of Displacement #1.


Courtesy Palazzo Monti e Petrò Gilberti

Immagini della mostra

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Piazza Tebaldo Brusato, 22
25121 Brescia

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