Il Ludwig Roselius Museum è un museo di Brema. Conserva la collezione privata del commerciante di caffè Ludwig Roselius (1874-1943), formata da manufatti artistici dal Medioevo al Barocco. Il museo ha sede in un edificio la cui storia affonda le sue radici nel XIV secolo, ma che venne ricostruito in stile rinascimentale nel 1558. Ludwig Roselius acquistò poi l'edificio, chiamandola "Casa Roselius". Seguendo l'ideale di una casa cittadina medievale a Brema, la fece dotare di un frontone a gradoni, la ampliò e la trasformò in un museo, mettendo a disposizione pubblica la sua vasta collezione. La casa è stata ricostruita dopo i danneggiamenti della Seconda guerra mondiale, da cui fortunatamente la collezione fu tratta in salvo. Il museo si presenta oggi come voleva il fondatore: gli arredi creano l'atmosfera suggestiva della cultura abitativa borghese tedesca di inizio Novecento. Opere d'arte di alto livello si inseriscono in un insieme di mobili di pregio, tappeti e rivestimenti murali. Tra le opere in collezione si conservano altari medievali, statue (come la grande statua in legno di quercia di San Cristoforo, patrono della navigazione (risalente al 1515/1520 circa), Il modello di nave di una boa a botte (XVIII secolo) ricorda l'importanza del fiume Weser. Un'intera sala è dedicata a Lucas Lucas il Vecchio (1472–1553), uno dei più importanti artisti tedeschi del periodo della Riforma. Inizialmente paesaggista, si concentrò presto sui ritratti. I suoi dipinti documentano la fase di sconvolgimento in cui lo sguardo artistico comincia a distaccarsi dalla tradizione pittorica sacra e a volgersi al terreno e all'umano. I ritratti di Martin Lutero e di sua moglie Katharina von Bora (entrambi 1529) e il dipinto Cristo dolente (circa 1537) attestano questa transizione. L'affascinante complesso è arricchito da dipinti barocchi (XVII e XVIII secolo): nature morte, ritratti e raffigurazioni di temi mitologici in ricchi colori e composizioni dinamiche. Dall'estate 2013, la sala ospita anche le opere fotografiche contemporanee di Esther Haase.