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A cura di: Carmen Lorenzetti

La mostra

Per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, come per tutti, è stato un anno difficile. Per lo più costretti a casa, hanno sofferto soprattutto la sporadica frequentazione dei laboratori, i luoghi del fare dove si confrontano con i colleghi e i professori, dove possono sperimentare, toccare con mano, vedere dal vivo, esercitare lo sguardo. Ciononostante non si sono dati per vinti e hanno continuato a produrre, magari nelle loro case, seguiti comunque anche da lontano. E hanno prodotto, ciascuno seguendo la propria poetica, già delineata e matura, foriera di un percorso che si sta tracciando proprio ora. Questo premio dato a sei giovani artisti ne è una prova concreta. La diversità delle espressioni e dei linguaggi utilizzati è una prova della capacità degli artisti, ma anche dell’Accademia che fornisce possibilità, suggestioni e stimoli attraverso un percorso formativo poliedrico che accoglie non solo docenti interni competenti e appassionati, ma anche seminari e workshop in un continuo confronto con l’eccellenza che viene da fuori. I giovani artisti si confrontano con il mondo e con la sfida del nuovo attraverso l’uso sofisticato delle nuove tecnologie, addirittura con il linguaggio di programmazione e la sua possibilità di declinarlo secondo un uso estetico, nella gratuità della tecnologia sottomessa all’arte e non al mercato e alle necessità della produzione. Il digitale appare anche sotto forma di video animazione poetica che sfrutta le potenzialità del mezzo per parlare di ecologia e di sparizione di specie vegetali e animali. Mentre il legame con la materialità e tattilità degli elementi terrestri, parla del tempo che passa, dell’usura e del fare del prodotto umano in senso malinconico, cosciente dell’obsolescenza programmata cui siamo sottoposti nel mondo luccicante e sfavillante della pubblicità. I bitumi e i neri densi si pongono in contrasto proprio con la perfezione tecnologica della società dei consumi. Il recupero del ricamo, del tessuto, del pattern dove si inseriscono e si perdono figure in vivaci movenze parlano di un fare lento, consapevole, di un recupero dell’artigianale e della storia legata a questo mezzo, che sfocia in un recupero identitario e culturale puntuale e generale nello stesso tempo. Il tema del gioco e dell’architettura, della spensieratezza e della gratuità si inserisce nello spazio inteso come luogo di un indagine del mezzo in rapporto all’architettura, sempre da scoprire e da svelare. Infine la pittura diventa il luogo dell’indagine di un tema antichissimo legato alla storia della pittura, scomposta nei suoi elementi base, memore di esercitazioni che trovano assonanze addirittura con l’antichità classica e con la storia delle forme in senso warburghiano.


Immagini della mostra

Orari e biglietti

Indirizzo

Strada Maggiore, 90
40125 Bologna

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