Ugo Gheduzzi si consacra nel patrimonio artistico italiano partecipando alla mostra internazionale di Roma (1883, Dintorni di Belluno), alla Triennale di Milano (1894, Il ritorno dal lavoro), alla Rassegna di Bologna (1888, Campagna Bolognese, acquistato da re Umberto I per le collezioni reali) e vincendo la medaglia d’oro con un dipinto all’Esposizione di Palermo (1888, Pietra di paragone).
In seguito l’artista elegge come suo unico eroe la figura del contadino, stimato nelle vesti dell’autentico salvatore dalla corruzione del mondo contemporaneo, emblema della fuga dalla condizione inumana della vita cittadina e L’aratura ne è un magnifico esempio.
Nel dipinto, l’autore non distrae dal rispetto per la dura e quotidiana fatica del lavoro nei campi e avverte una sorta di pudico timore che impedisce di cogliere i lineamenti delle persone. La pennellata densa, il colore smaltato, la violenta diagonale che separa in modo clamoroso l’ombra e la luce in primo piano, e le forme geometrizzanti degli alberi e dei campi sullo sfondo, raccolgono l’occhio delle spettatore e lo conducono verso l’orizzonte lontano.
Titolo: L'aratura
Autore: Ugo Gheduzzi
Data: 1920 ca.
Tecnica: Olio su tela
Esposto in: Museo dei Cappuccini
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