La tavola con il Miracolo dell’ostia profanata, dipinta da Paolo Uccello tra il 1467 e il 1468, costituisce la predella della grande pala d’altare raffigurante la Comunione degli Apostoli, eseguita dal fiammingo Giusto di Gand tra il 1473 e il 1474. Le due opere vengono realizzate per la Chiesa della Confraternita del Corpus Domini di Urbino ed entrano nelle collezioni statali nel 1861. La predella narra una vicenda avvenuta a Parigi verso il 1290 e si colloca nel clima antiebraico della metà del ‘400 che vede il nascere in Italia dei Monti di Pietà, istituzioni finanziarie senza scopo di lucro create da alcuni ordini di frati, per la gestione dei prestiti di modeste quantità di denaro, con l’obiettivo di sostituirsi ai banchieri ebrei. A Urbino, infatti, il Monte di Pietà venne istituito nel 1468 per volere della contessa Battista Sforza, moglie di Federico. Il racconto, ambientato di notte, si svolge in modo favolistico e si compone di sei scene divise da colonnine tortili. Nella prima scena si vede una donna che, dopo aver rubato un’ostia consacrata, la vende a un usuraio ebreo. Nella seconda è raffigurato il momento in cui l’ebreo e la sua famiglia, dopo aver messo a cuocere l’ostia, assistono al suo sanguinamento che richiama delle figure armate. Nel terzo episodio si assiste alla riconsacrazione dell’ostia. Nel quarto viene impiccata la donna sacrilega. Nel quinto l’ebreo e la sua famiglia vengono bruciati sul rogo. Nell’ultima scena sono rappresentati gli angeli e i demoni che si contendono l’anima della donna. L’opera viene dipinta nello stile maturo di Paolo Uccello, caratterizzato da forme e colori fantastici e dalle sue originali invenzioni prospettiche, per le quali anche Giorgio Vasari lo ricorda.