Il San Francesco d'Assisi in estasi di Ortensio Crespi è un importante esempio della pittura del Seicento lombardo. La tela, inizialmente attribuita al Cerano (Giovanni Battista Crespi) è stata ricondotta successivamente a suo fratello minore, Ortensio Crespi, per lo stile più indipendente e originale, in genere contraddistinto da preziosità materica e da una spiccata sensibilità naturalistica, di matrice nordica.
Con una fattura sciolta e sperimentata e nella cromia fluida, fredda e perlacea, il santo di Assisi è raffigurato in preghiera a mani giunte e dita intrecciate, inginocchiato presso un libro (il Vangelo, ma anche immagine della Regola dell’ordine dei Frati Minori), appoggiato ad un teschio. La figura del Santo in preghiera estatica è immersa in un paesaggio dai caratteri nordici che intende evocare le foreste casentinesi, in particolare il monte della Verna dove san Francesco amava ritirarsi in preghiera.
San Francesco è vestito di un ruvido saio dalla foggia cappuccina (un pezzo solo con il cappuccio, e le evidenti toppe). Il dato particolare del chiodo che esce dal dorso della mano destra del Santo riprende in maniera realistica la descrizione dell’impressione delle stimmate data dai suoi biografi.
Il teschio, anacronistico per san Francesco ma rispondente alla spiritualità del Seicento, è uno dei più diffusi attributi iconografici dei santi penitenti. Indica la caducità delle cose terrene e l’importanza di tendere ai valori eterni.
Titolo: San Francesco d'Assisi in estasi
Autore: Ortensio Crespi
Data: inizio secolo XVII
Tecnica: Olio su tela
Esposto in: Museo dei Cappuccini
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