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Fondazione Plart Napoli verified

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Tony Cragg - Crown Jewels
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Mario Coppola - Apollo e Dafne reloaded
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Riccardo Dalisi - Ballerine
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Lampada 577/S
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Ettore Sottsass - Lampada Ufo
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Jan Roth - Lampada Metropolight
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King Kong
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Mikey Mouse
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Pier Giacomo Castiglioni, Livio Castiglioni, Luigi Caccia Dominioni - Radio Phonola 547
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Eero Aarnio - Tomato Chair
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Vassoio, piattino, brocchetta
Tony Cragg - Crown Jewels
Mario Coppola - Apollo e Dafne reloaded
Riccardo Dalisi - Ballerine
Lampada 577/S
Ettore Sottsass - Lampada Ufo
Jan Roth - Lampada Metropolight
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Pier Giacomo Castiglioni, Livio Castiglioni, Luigi Caccia Dominioni - Radio Phonola 547
Eero Aarnio - Tomato Chair
Vassoio, piattino, brocchetta

Altre opere esposte

Descrizione

Apollo e Dafne reloaded, dell'artista e designer napoletano Mario Coppola, è una monumentale scultura in PLA (acido polilattico) modellata attraverso la prototipazione rapida per deposizione di filo. Si tratta di un'istallazione site-specific, che si sviluppa verticalmente in fluida continuità con le volte del Museo Plart, dove ha esordito in occasione della personale dell'artista del 2017, intitolata Cosmogonie a cura di Angela Tecce.

L'opera è una reinterpretazione contemporanea del mito di Apollo e Dafne e si pone come frutto di una sperimentazione che attraversa l'arte antica e quella moderna, da Bernini a Moore, da Michelangelo a Boccioni. "Madonna biodigitale in fuga dallo sguardo del visitatore", così la definisce il filosofo Leonardo Caffo evidenziando come, nell'attualizzazione del mito, l'ansia e il desiderio di Apollo - qui assente - siano incarnati dagli astanti. Nel volto spaventato della ninfa, segno di una fragilità tutta umana, vi è al tempo stesso espressa una condizione che va oltre l'umano, tra mitologia e fantascienza, dove la donna è anche pianta, macchina, avatar.
L'opera di Mario Coppola è di grande interesse anche per la sua riuscita formale e metodologica, e per il materiale utilizzato, il PLA, una bioplastica di origine vegetale prevalentemente realizzata con il mais, che può biodegradarsi. La Dafne di Mario Coppola, infatti, un giorno potrebbe tornare alla terra come quel cespuglio di alloro di cui Ovidio racconta nelle sue Metamorfosi. Una suggestione potente che Coppola lascia venir fuori da tutti i suoi lavori, sia come artista che come progettista.


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