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Joseph Heintz il Vecchio - Amore fabbrica l’arco (da Parmigianino)
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Adolfo Wildt - Vir Temporis Acti
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Antonio Canova - Beatrice
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Philippe de Champaigne - Ritratto di Madeleine de Vignerod
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Pietro Melchiorre Ferrari - Ritratto di Antonio Ghidini con la famiglia
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Antonio Ligabue - Autoritratto
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Maurizio Bottoni - Memento Mori
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Gaspare Traversi - Ritratto del cardinale Gian Giacomo Millo
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Altre opere esposte

Descrizione

L'unica tavola del Parmigianino (Francesco Mazzola, Parma 1503- Casalmaggiore 1540) a soggetto mitologico giunta sino a noi è l'Amore che fabbrica l’arco, oggi conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il dipinto rappresenta il giovane Cupido che, occupando interamente la scena e quasi sporgendo dalla tavola, di formato alto e stretto, è intento a realizzare l'arco con cui scocca le sue frecce d'amore. Amore è rappresentato non come un bambino ma come un ragazzo di grande bellezza e sensualità, e la figura ideata dal Parmigianino era stata certamente ispirata dalle antiche sculture ellenistiche che rappresentavano il giovane con il suo arco. Il giovane appare dall'ombra e si volta di scatto, puntando la gamba sinistra, per sorreggere l'arco, su due volumi che diventano solo uno strumento, a simboleggiare il trionfo dell'amore e del desiderio sulla ragione e sulla conoscenza. Le due figure che si intravedono sotto le gambe di Amore vengono identificate come Amore Sacro/Amore profano o come le insidie dell'amore non corrisposto che Cupido stesso presto placherà con una delle sue frecce. I due putti bisticciano tra loro: il maschio, mentre ricambia lo sguardo dell'osservatore quasi a renderlo complice del suo gesto, stringe con forza la ragazzina e le prende il polso destro come a indirizzarla a toccare Cupido, ovvero a sottomettersi all'Amore.

L'imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II d’Asburgo per oltre vent'anni cercò di recuperare l'originale per esporlo insieme ad alcune altre opere a soggetto mitologico di cui era già in possesso. Solo all'inizio del Seicento un intermediario dell'imperatore Rodolfo riuscì ad acquistarlo e l'opera giunse a Praga in pessimo stato conservativo; venne quindi affidato per il restauro al pittore di corte Joseph Heintz il Vecchio (Basilea 1564-Praga 1609): pare che il suo tentativo di ridare splendore all’originale non fosse stato coronato da successo e che poco tempo dopo lo stesso Heintz ne avesse dipinto delle copie a grandezza naturale su supporti differenti. L'opera al centro delle tre è una copia realizzata proprio da Heintz il Vecchio, le due ai suoi lati invece copie anonime successive.

Insieme a Rodolfo II, fra tutti i collezionisti nel corso dei secoli, Franco Maria Ricci è l’unico che è riuscito ad ottenere più di una versione dell’Amore che fabbrica l’arco.


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