L’opera fu commissionata a Guercino (1591-1666) da Francesco I d’Este per le sue collezioni personali. Per la sua composizione è considerabile una delle più peculiari della produzione del maestro di Cento e in generale della pittura di fabulae (a soggetto mitologico) del Seicento emiliano. La raffigurazione di Venere, Marte e Amore, dio della Guerra, rappresentati in una composizione essenziale e ravvicinata è un topos consolidato sin dal Rinascimento maturo. A rendere più peculiare la rappresentazione e la frontalità dei personaggi, soprattutto di Amore, che tende l’arco esattamente in concomitanza dello spettatore ideale, in origine il committente Francesco I, oggi il visitatore che si appresta a fruire dell’opera nello spazio e nel contesto del museo.