Studente a Brera dal 1884 al 1886, Giuseppe Pellizza affronta le problematiche della copia dal vero di oggetti, nature morte, e infine della figura umana. L’attitudine dello studente, che dal 1885 appare evidente nei frequenti ritratti di familiari e negli autoritratti giovanili, si sviluppa negli anni formativi e rimane elemento costante della sua poetica matura. Il Ritratto di Giovanni Cantù, datato 1895, mostra una più coerente applicazione della tecnica divisionista, rigorosamente adottata tanto nello sfondo quanto nel volto dell’uomo, uno zio materno del pittore. Dall’apparente età di circa sessant’anni, il soggetto è inquadrato a mezzobusto, frontalmente e su fondo scuro, abbigliato sobriamente con giacca e panciotto marroni su camicia bianca. Il suo viso serio e impassibile è acceso dagli occhi scuri e profondi che disperdono lo sguardo lontano, in sottili malinconie; l’incarnato roseo, naturalisticamente concepito da un fremito di tocchi sovrapposti, arricchito nelle zone d’ombra da una trama di blu e azzurri che rimbalzano sui capelli e sui baffi grigi, emerge dall’oscurità circostante costruita con miriadi di filamenti orizzontali che si confrontano con quelli diagonali e verticali nel vestito.