Giuseppe Mentessi conduce una vita di privazioni per seguire la sua passione per l’arte. All’inizio degli anni Novanta, si avvicina all’ambiente socialista orientando il suo lavoro verso gli ideali umanitari dell’ultimo Ottocento. Si volge al metodo del colore diviso con Lagrime, del 1898 trovando spesso nell’uso combinato di tempera e pastello il procedimento ideale per aprirsi alla sperimentazione senza rinunciare alla robusta matrice plastica e disegnativa della sua opera. Un quadro fatto soltanto di due mani strette dai ferri che cercano di stringere disperatamente una testolina piangente, unisce all’originalità della composizione - in cui il dramma dei personaggi privi di ogni connotazione fisiognomica è tutto rappreso nella tensione delle mani - la raffinatezza di un cromatismo delicatissimo, giocato sui toni dei bruni illuminati da azzurri e bianchi distribuiti in lunghissimi filamenti previateschi sovrapposti e incrociati. Contrariamente a Previati tuttavia, il dissolvimento dei contorni nulla toglie alla consistenza volumetrica delle forme, supportata dal disegno impeccabile che si solidifica nella bella anatomia delle mani, a creare una sorta di moto centripeto che rafforza il pathos del protettivo abbraccio paterno. Il soggetto è ispirato alle sanguinose repressioni di Bava Beccaris seguite ai moti di Milano del maggio del 1898.
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Dettagli
Titolo:Lagrime
Autore:
Giuseppe Mentessi
Data:1898
Tecnica:Tempera e pastello su carta applicata su tela