Franz Xaver Messerschmidt fu uno dei più affascinanti scultori dell’Illuminismo. Artista di formazione accademica, ottenne a Vienna un ampio consenso grazie ad alcuni originali ritratti, realizzati per l’imperatrice Maria Teresa e la sua corte. Dopo un viaggio di studio a Roma fu tra i primi scultori a rompere con le suntuose opere di tradizione barocca a favore dei più composti ritmi del Neoclassicismo. All’apice del successo, intorno al 1770, l’esistenza di Messerschmidt fu scossa tuttavia da una profonda crisi personale, determinata forse da problemi mentali, che lo indusse a lasciare Vienna e a trasferirsi a Pressburgo, l’odierna Bratislava. Qui, pur continuando saltuariamente a realizzare ritratti su commissione, si dedicò principalmente a quelle che sono le sue opere più famose, le “teste di carattere”. Stando a testimoni dell’epoca questi ritratti, contraddistinti da espressioni che vanno da una ferma impassibilità di stampo classico, alle smorfie più esagerate e grottesche, costituivano per Messerschmidt un mezzo per tenere a bada ed esorcizzare i demoni da cui si sentiva perseguitato. Delle circa 69 teste che si trovavano nello studio dell’artista al momento della sua morte nel 1783 e che furono ereditate dal fratello, 49 furono esposte a Vienna nel 1793, andando in seguito disperse. Attualmente solo 44 teste, conservate in musei e in collezioni private, sono state rintracciate. Le due teste delle collezioni Coronini non erano incluse nel gruppo di 49 opere ripetutamente esposte dal 1793, poiché probabilmente erano state precedentemente vendute dal fratello di Messerschmidt, che appose le iniziali “F. M. Sch.” e forse intervenne anche con alcun rifiniture a freddo. Contrariamente alle altre opere della serie, in grado di reggersi autonomamente su una base direttamente incorporata nel busto, quelle goriziane, in seguito a un successivo rimaneggiamento, poggiano invece su un supporto di legno, inserito in un piedistallo di alabastro. Identificata dagli studiosi come Variante della semplicità di spirito più grande questa testa era stata denominata dal conte Guglielmo Coronini l’Uomo che guarda il sole.