Il viatico è dipinto esemplare della fase divisionista di Cesare Maggi, avviatasi allo scadere del secolo dopo la visita alla retrospettiva milanese dedicata nel novembre del 1899 a Giovanni Segantini, scomparso due mesi prima. L'impatto con la maniera di Segantini è addirittura folgorante, tanto da spingerlo all'immediata partenza per l'Engadina alla ricerca delle accecanti luminosità che solo gli sconfinati scenari dell'alta montagna sono in grado di offrire. Nel 1904, da Torino l'artista si sposta a La Thuile, Valle d'Aosta, lavorando in preferenza en plein air in situazioni spesso proibitive e inviando regolarmente la sua produzione ad Alberto Grubicy, a cui è vincolato da un contratto già dal 1900. Datato 1911, in prossimità dell'abbandono di La Thuile e del distacco dal Grubicy, Il viatico accoglie la mesta processione di rade e minuscole sagome scure stagliate nel chiarore imperante; guidato da un sacerdote ravvisabile per l'abito e l'alta croce, il corteo muove da una solitaria casupola affogata dalla neve e si incammina verso il nulla. Il radicale ridimensionamento delle figure è espediente per rimarcare l'innegabile impotenza dell'essere umano di fronte ad una Natura grandiosa, incontenibile, soverchiante.