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Michelangelo Merisi, detto Caravaggio - Ecce Homo
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Antonio Canova - Maddalena penitente
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Peter Paul Rubens - Venere e Marte
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Filippo Lippi - I santi Sebastiano, Giovanni Battista e Francesco
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Paolo Caliari, detto il Veronese - Susanna e i vecchioni
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Alessandro Magnasco, detto Lissandrino - Trattenimento in un giardino di Albaro
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Luca Cambiaso - Autoritratto del pittore in atto di dipingere il ritratto del padre
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Domenico Piola - Caino e Abele
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Luca Cambiaso - Madonna della candela
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Valerio Castello - Madonna del velo
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Jan Wildens - Paesaggio con viale alberato
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Hans Memling - Cristo dolente in atto di benedire
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Jan Roos - Natura morta di frutta, ortaggi e fiori
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Francesco de Zurbaran - Sant’Orsola
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Orazio De Ferrari - Cristo e l’adultera
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Antonio Travi, detto il Sestri - Adorazione dei pastori
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Altre opere esposte

Descrizione

L’opera, considerata uno dei capolavori della prima maturità dell’artista, reca sul retro la scritta “Canova Roma 1790”, ma venne in realtà realizzata fra 1794 e 1796, acquistando grande fama solo alcuni anni dopo la sua esecuzione, quando fece la sua folgorante apparizione al Salon parigino del 1808. In quella occasione la statua venne accolta con grande entusiasmo dal pubblico, mentre accese un dibattito della critica riguardo alle scelte dell’artista rispetto ai confini tra pittura e scultura e sulle possibili interferenze fra le due arti. Nella Maddalena penitente, infatti, Canova lavora il marmo plasmando la materia fino alle sue estreme possibilità, passando dall’estrema levigatezza del corpo patinato di Maddalena al trattamento appena sbozzato e grezzo del basamento su cui essa è posata; l’inserto di bronzo dorato della croce, inoltre, insieme al realismo delle lacrime veramente scolpite e ai capelli fluenti che l’artista trattò con cera mista a zolfo, a restituirne il colore, appaiono una consapevole meditazione sulle possibilità di raggiungere in scultura gli stessi effetti della pittura. Questi caratteri sperimentali, uniti all’innegabile fascino sensuale dell’opera, ne determinarono la straordinaria fortuna in età romantica, grazie anche alla sua esaltazione da parte di Stendhal. La Maddalena, di cui sono in corso di studio le vicende di committenza e per cui esistono diversi bozzetti preparatori e una replica conservata all’Ermitage di San Pietroburgo, risulta essere stata venduta dall’artista per 1000 zecchini al rappresentante a Roma della Repubblica Cisalpina Juliot che la portò a Parigi, prima opera di Canova a raggiungere la capitale francese; fu poi ceduta a Giovanni Battista Sommariva, che la espose al Salon del 1808 e la trasportò a Milano dove venne venduta al marchese Aguado, nel 1839 finendo di nuovo a Parigi. Alla morte di quest’ultimo, di poco successiva, venne acquistata per 59.000 franchi da Raffaele De Ferrari, duca di Galliera, e collocata nella sua dimora parigina. Passò quindi alla città di Genova nel 1889 per legato della vedova, Maria Brignole - Sale de Ferrari.

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