Il Museo di Antichità conserva numerose spille (fibule) protostoriche con staffa a disco, provenienti dalla collezione ottocentesca di Giovanni Battista Assi. L’insieme permette di osservare tutti i passaggi dell’evoluzione della tecnica di produzione della staffa così conformata, dal Bronzo finale (XI secolo a.C.) alla prima età del Ferro (VIII secolo a.C.). Il passaggio più significativo è costituito dal cambiamento nella preparazione del prelavorato e della procedura di realizzazione della spirale. Inizialmente si tratta di un semplice avvolgimento a scopo decorativo dell’estremità del filo a sezione circolare con cui è realizzata la fibula. Ancora al Bronzo finale risalgono gli esemplari in cui subentra un’azione di martellatura eseguita verticalmente sulla spirale di filo già avvolta. Negli esemplari immediatamente successivi, la martellatura verrà invece effettuata durante le fasi di avvolgimento, per cui ne risulta la caratteristica forma a chiocciola con spirale asimmetrica. L’estremità da cui si ricava il disco, a livello di prelavorato, è costituita da una verga ottenuta per fusione a forma di sigaro appiattito, gradualmente avvolta e ripetutamente martellata, con passaggi di ricottura. Questa nuova tipologia dovette incontrare particolare favore per la possibilità di sfruttare la superficie liscia per ospitare elementi decorativi impressi con punzone metallico o incisi con punta a stilo metallica o pietra immanicata. Tale esigenza estetica trova ulteriore sviluppo con la scelta di realizzare un disco solido senza discontinuità, ottenuto dallo schiacciamento di un ingrossamento a palla, su cui gli schemi compositivi possono arricchirsi e diversificarsi essendo ormai svincolati da un supporto spiraliforme. Il disco può a questo punto essere realizzato anche a parte e poi fissato alla fibula con ribattini probabilmente per ovviare alle frequento rotture in fase di martellatura della zona di attacco tra staffa e fermaspilli.