Esposto in:
Via Entica della Chiesa, Museo diocesano di Molfetta, Molfetta
Chiuso oggi: apre domani alle 10:00
Profilo verificato
Tra le tante rappresentazioni della Deposizione di Gesù, merita di essere menzionata l'opera (cm 256 x 238 x 186) dell’artista Molfettese Giulio Cozzoli (Molfetta 1882-1957), opera maggiore (1931-1945) lasciata in gesso, a causa della sua morte improvvisa.
Il sogno dell’artista fu realizzato in diverse tappe grazie alla caparbia volontà del nipote Maurangelo Cozzoli che seguì meticolosamente tutte le fasi della fusione, intervenendo direttamente con sua figlia Antonietta alle rifiniture. Il 10 maggio 1971, il blocco statuario fu trasferito da Molfetta a Verona e rientrerà in sede il 13 dicembre 1989; si è dovuto attendere ancora sette anni per le rifiniture di bronzo su ogni singola figura del gruppo “finché esso non sarà patinato nella sua facies definitiva negli ultimi giorni di agosto 1996 ad opera della Fonderia artistica Massimo Del Chiaro di Pietrasanta” (Cfr. G. MONGELLI, Giulio Cozzoli scultore (1882-1957). La Deposizione, Molfetta 1999).
La decisione di realizzare la Deposizione, nasce probabilmente dal soggiorno romano dell’artista e si ispira ai canoni classici della pittura e della scultura. Il gruppo scultoreo raffigura il corpo esanime del Cristo nudo, deposto dalla croce e sorretto dalla Madre, da Giovanni Evangelista, da Giuseppe d’Arimatea e dalla Maddalena. Le cinque figure sono realizzate a tutto tondo. In una scena prospettica dal basso verso l’alto, lo spettatore contempla il corpo del Cristo tra le braccia di San Giovanni e di Giuseppe d’Arimatea, mentre il capo è sostenuto dalle mani della Madre e i piedi sorretti dai morbidi capelli della Maddalena inginocchiata.
Le quattro figure, composte nell’esprimere il dolore, sembrano essere in un atteggiamento di adorazione del corpo del Signore. Un corpo anatomicamente perfetto, quello del Cristo, che sembra dormiente, dall’espressione del volto dolce, quasi nell’atto di svegliarsi e aiutato dalle due figure maschili che lo sorreggono a mettersi in piedi.
A sessant’anni dalla morte dello scultore, ritenuto uno dei più grandi scultori del Novecento italiano, la Deposizione, insieme ad altre opere, dopo essere state depositate presso la Fabbrica di San Domenico a Molfetta, vengono accolte da Mons. Domenico Cornacchia, per volontà degli eredi di Giulio Cozzoli nel Museo Diocesano, a seguito della riqualificazione dell’ingresso, e grazie alla generosità del sig. Giuseppe Piccininni.
È il tributo che il Polo Culturale, i cui servizi sono affidati alla Cooperativa FeArT, vuole rendere all’artista molfettese.
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