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Busto di Minerva
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Busto - ritratto virile
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Euthymides - Psykter di Euthymides
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Piattello decorato a nastri e reticelli
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Scodella da mensa
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Corredo della lama del lingotto
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Rilievo paesistico detto di Polifemo e Galatea
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Unguentario a colombina
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Segnacolo
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Fibule con staffa a disco
Busto di Minerva
Busto - ritratto virile
Euthymides - Psykter di Euthymides
Piattello decorato a nastri e reticelli
Scodella da mensa
Corredo della lama del lingotto
Rilievo paesistico detto di Polifemo e Galatea
Unguentario a colombina
Segnacolo
Fibule con staffa a disco

Altre opere esposte

Descrizione

Il busto è frutto della rilavorazione e dell’unione di elementi antichi di età romana repubblicana (testa) in età rinascimentale (busto ed elmo). L’originaria scultura doveva appartenere a un acrolito, ossia un particolare tipo di statua, prevalentemente cultuale, con la testa e gli arti in marmo fissati a un’impalcatura lignea rivestita di stoffe o di lamine metalliche. Sulla base di particolari caratteristiche tecniche e precisi aspetti stilistici, in cui l’impronta classicista è influenzata dagli sviluppi dell’arte ellenistica, è possibile ipotizzare che il busto sia stato realizzato in una delle botteghe di scultori ateniesi che lavoravano per le classi agiate nella Roma di età repubblicana. Le aggiunte rinascimentali sono invece state realizzate con estrema maestria rilavorando parti antiche di altre statue in marmi greci, probabilmente da Tommaso Della Porta il Vecchio, che già Giorgio Vasari, architetto e storico dell’arte della Firenze rinascimentale, considerava il più valente “imitatore della cose antiche”. Il busto giunge nelle collezioni sabaude molto precocemente, tra fine Cinquecento e inizio Seicento, e fu collocato, in quanto rappresentazione della dea della sapienza e delle arti, in posizione dominante nella Grande Galleria del palazzo ducale a Torino: qui il duca Carlo Emanuele I di Savoia aveva infatti raccolto la sua ricca biblioteca e la sua preziosa collezione d’arte e di antichità.

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