Maria, pensosa, regge in grembo Gesù bambino, robusto e impettito come un piccolo Ercole. In basso, accanto a loro, Giovanni Battista, appena più grande di Gesù, scruta incantato il cugino, lasciando trapelare i dentini da latte. In-torno, come un’architettura di corpi, stanno Santa Caterina d’Alessandria e altri quattro santi non identificati. La storia di questa tavola parrebbe cominciare nel giugno del 1480: Bona di Savoia, dal 1476 vedova del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, si rivolge a Federico Gonzaga, Marchese di Mantova, nella speranza che Mantegna, la cui fama è in quel momento senza eguali, possa tradurre in opere d’arte certi disegni che lei si impegna a fargli pervenire. Il Gonzaga nega con diplomazia, ma si dichiara pronto a farle avere un’altra tavola, molto verosimilmente questa. La duchessa l’avrebbe poi portata con sé, una volta rientrata in terra sabauda, a Fossano. Una testimonianza della presenza di questo dipinto in Piemonte già nel primo decennio del ’500 è data da una pala di ignoto artista franco-piemontese, oggi conservata a Vienna, che ne copia la composizione, ampliandola.