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in corso

Personal Structures :

Beyond Boundaries

Dal 20 aprile al 24 novembre 2024

European Cultural Centre

European Cultural Centre

Riva del Carbon, Venezia

Chiuso temporaneamente

Profilo verificato


“Approfondendo le sfide della migrazione globale e l'intricata rete di identità nazionali, Personal Structures emerge come un vitale dialogo artistico, che trascende i confini e riflette le complessità del nostro mondo fortemente interconnesso.” Così Sara Danieli, Head of Art di ECC Italy, descrive la settima edizione di Personal Structures. La mostra biennale d'arte, organizzata da European Cultural Centre Italy (ECC) con sede a Venezia, accoglierà i visitatori dal 20 aprile al 24 novembre 2024 nelle storiche sedi di Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa.

Prendendo atto delle complesse dinamiche che caratterizzano la nostra società globale, Beyond Boundaries è stato scelto come titolo guida di Personal Structures 2024. L’esposizione collettiva si presenterà non soltanto come una mostra, ma anche come un viaggio attraverso i molteplici confini geografici, politici, religiosi, culturali e artistici. Mentre alcuni limiti fisici e concettuali possono significare comfort e sicurezza – come i nostri corpi, i muri delle nostre case, le linee stradali – la mostra si propone di spostare questi vincoli, per indagare ciò che sta di là al fine di osservarlo da un punto di vista diverso.

Riunendo più di 200 artisti e creativi multidisciplinari provenienti da 51 paesi diversi, Personal Structures mira a fornire un ricco ventaglio di prospettive sulle pressanti sfide del nostro tempo. Artisti internazionali, fotografi, scultori e performer di fama consolidata ed emergenti saranno i protagonisti della mostra collettiva di quest'anno. Ad essi si uniranno istituzioni artistiche, accademiche e gallerie che articoleranno le proprie visioni, riflessioni e risposte alle multisfaccettate sfide della società contemporanea.

I partecipanti esplorano i loro background culturali, rivelando una vastità di approcci sull'identità nazionale e quella culturale. Yoko Ono, in parallelo con la sua attuale mostra alla Tate Modern, presenta ai Giardini della Marinaressa un intrigante lavoro che guarda al presente, immaginando ed alludendo ad un mondo utopico in pace. Rafforzando una collaborazione iniziata nel 2022, il Palestine Museum US presenta a Palazzo Mora Foreigners in their Homeland (“Stranieri nella loro patria”), una mostra curata da Faisal Saleh che abbraccia una selezione di artisti palestinesi. L’installazione site specific Rroma Lepanto, a Palazzo Bembo, si concentra invece sull'arte contemporanea delle comunità Sinti e Roma riunendo diversi artisti curati dalla Fondazione Kai Dikhas.

L’esposizione inoltre mette in luce le culture indigene e presenta una vasta selezione di artisti provenienti dall’Asia, inclusi paesi come Taiwan, Giappone e Cina, così come artisti e gallerie del Sud Globale, come Filippine, Seychelles, Colombia, Argentina, Nigeria e India. David Middlebrook, con The Return (“Il Ritorno”), offre un omaggio alla cultura nativa americana ed alla sua antica connessione con l’Asia, esponendo una canoa a grandezza naturale in corteccia di betulla.

Con l’installazione The Rhapsode’s tools will build the Rhapsode’s House (“Gli strumenti della rapsodia costruiranno la casa della rapsodia”), l'artista Areez Katki espone 9 piastrelle decorative in argilla caolinica trovata nel cortile di famiglia in Nuova Zelanda (Aotearoa), per creare un delicato ritratto della nonna, insieme a 17 fazzoletti ricamati che corrispondono ai 17 Ha dei Gatha di Zarathushtra. Te Wepu MMXXIII di Robert Jahnke propone invece un omaggio al profeta Māori Te Kooti Arikirangi Te Tūruki (1830-1893). I suoi neon nelle forme di luna crescente, croce, montagna, cuore sanguinante e stella, i cui colori alludono alla Union Jack, sono investiti di nuovo significato per rinvigorire i simboli della resistenza all'interno del presente neo-coloniale.

Karima Mohamed Abdelaziz utilizza invece l'arte come mezzo per raccontare la sua eredità emiratina: reinterpreta specifici significati riferiti ad abiti, gioielli e accessori femminili, facendo luce sulle sfumature dei fastosi rituali della moda femminile e rendendo omaggio alle riconosciute simbologie legate alla tradizione, come quella del burqa. Uno sguardo al concetto di identità attraverso la lente del genere viene offerto dal gruppo di artiste presentate dalla curatrice Destinee Ross-Sutton in Unapologetic WomXn. Una delle iconiche sale di Palazzo Bembo viene trasformata per indagare il tema della sessualità femminile, le artiste in mostra osservano il proprio corpo e le esperienze, esplorando come le donne navighino il mondo e nei suoi repentini cambiamenti.

Attingendo sia dalla filosofia orientale che occidentale, dalle scienze umane fino alla cosmogenesi ed alla fenomenologia, l'artista Shen Chang Ming incanala gli aspetti ostentatamente romantici della vita verso un equilibrio razionale. I suoi dipinti si traducono in paesaggi astratti composti da punti colorati, linee e kanji, che lo aiutano a superare le proprie esperienze personali di perdita e separazione attraverso la religione e la razionalità, creando un linguaggio che diviene universale. A Palazzo Bembo le intime fotografie di Elizabeth Heyert, parlano di perdita e lutto: l’artista esplora la spiritualità e l'aldilà catturando, da osservatrice esterna, le salme di più di trenta cittadini appartenenti della comunità guidata da Isaiah Owens.

Si segnala inoltre la fotografa Sandra Cattaneo Adorno che, nella sua mostra Ten Years (“Dieci anni”), esplora diversi strati del mondo in/visible, utilizzando l'immagine invertita per esplorare in modo simbolico lo spazio negativo. Micky Hoogendijk, in un connubio tra simbolismo classico e contemporaneo, evoca incontri immersivi attraverso la sua scultura in bronzo di quattro metri, dove l’osservatore si fonde con essa, guidato dalla vista e soprattutto da una connessione intima ed emotiva.

Palazzo Mora diventa il palcoscenico di un dialogo avvincente tra Hermann Nitsch, celebre per le sue creazioni viscerali, e Miles Greenberg, noto per le sue audaci performance. Prendendo ispirazione dal pittore Azionista viennese, Greenberg presenta per la prima volta un fotogramma tratto da Fountain I (“Fontana I”), una sua opera di sette ore, che viene esposto insieme all'opera di Nitsch Schüttbild mit Hemd (Kreuzwegstation) (“Immagine contenitore con camicia [stazione di Via Crucis]”), un'integrazione di uno dei suoi pezzi intitolati Malhemd (“camice”).

Diverse installazioni portano invece l'attenzione sui temi del cambiamento climatico, greenwashing e sostenibilità. L'acclamata scultrice britannica Emily Young presenta ai Giardini della Marinaressa e a Palazzo Mora una serie di sculture che forniscono un notevole ed emozionante esempio di utilizzo delle pietre che raccoglie in cave abbandonate, cortili in pietra e luoghi selvaggi. Faiza Butt abbraccia la pressante questione dell'ansia climatica e la rielabora in modo esteticamente ricco e poetico. L’artista espone una serie di grandi ed elaborati dipinti a olio ispirati alla tradizione del ‘Menagerie’ dell'età d'oro olandese, scene di paradiso contaminate dalle tracce del materialismo umano, che inquina la purezza della natura.

Un'enfasi particolare viene posta sull'importanza della ricerca e dell'istruzione attraverso le installazioni presentate da University of the Arts Bremen (Germania), Deakin University (Australia), Princeton University (USA), University of Southern California (USA), e Joshibi University of Art and Design (Giappone). Una selezione di opere di studenti e accademici esposte tra Palazzo Bembo e Palazzo Mora, che guardano al ruolo che l'Università dovrebbe assumere nelle prossime generazioni e affrontano il dilemma di Venezia con un progetto artistico legato alla città stessa.

La collettiva incoraggia i visitatori a sperimentare una vasta gamma di narrazioni artistiche che sfidano i preconcetti e invitano alla contemplazione. Attraverso dipinti, sculture, installazioni e performance, gli artisti navigano nell'intricato paesaggio globale attuale, offrendo intuizioni che si estendono oltre i percorsi convenzionali e si aprono a nuove conversazioni.

Personal Structures 2024 diventa una celebrazione della diversità, mostrando la bellezza che scaturisce dall’interazione tra prospettive differenti.

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