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The Otolith Group:

What the Owl Knows

Dal 19 marzo al 2 giugno 2024

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Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Via Modane, 16, Torino

Chiuso oggi: apre Giovedì alle 20:00

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La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 19 marzo al 2 giugno, What the Owl Knows, la mostra personale di The Otolith Group, che prende il nome dall’opera video più recente del duo artistico. La pratica post-cinematografica di Kodwo Eshun e Anjalika Sagar è informata da un’attenzione a un’estetica saggistica che prende la forma di una fantascienza del presente che cerca di drammatizzare le catastrofi interscalari del Capitalocene razziale.Con l’obiettivo di riconfigurare le relazioni intertemporali tra passato, presente e futuro, la ricerca di The Otolith Group trae spesso origine dalle opere esistenti di compositorə, produttorə, musicistə, poetə, teoricə e pittorə. L’approccio al suono di figure come Julius Eastman, Codona, Drexciya, Etel Adnan, Una Marson, Denise Ferreira da Silva e Rabindranath Tagore implica una pluralità di metodi artistici per ripensare la forza, la massa e il movimento delle immagini.


Questo modo di sentire attraverso i media permette a Eshun e Sagar di visitare e rivisitare una pratica sonora di creazione delle immagini che invita il pubblico ad ascoltare il video come una coreografia di immagini in movimento, e a incontrare il presente come un’esperienza storica proiettata dall’orizzonte di un futuro atteso.What the Owl Knows nasce da un’amicizia duratura tra la pittrice e scrittrice Lynette Yiadom-Boakye, Sagar ed Eshun. L’ammirazione reciproca tra lə tre londinesi costituisce il presupposto per un’opera che mira ad affermare le affiliazioni oblique all’interno, tra e attraverso i media. I documentari tradizionali e la televisione contemporanea, così come i musei e le gallerie, tendono a ricercare le motivazioni dell’artista in quanto figura pubblica, per restituire un approfondimento psicologico. Al contrario, si può dire che il lavoro di Eshun e Sagar sia motivato dal desiderio di frustrare la richiesta di spiegazioni biografiche da parte delle istituzioni: all’imperativo biografico che caratterizza le storie dell’incontro del cinema con la pittura What the Owl Knows sostituisce una prospettiva nuova.L’opera mette in sintonia il pubblico con il tono e la consistenza dell’attenzione che la pittrice Lynette Yiadom-Boakye dedica al contegno e alla disposizione, al modo e agli stati d’animo dentro e fuori i suoi dipinti. What the Owl Knows mira a disarticolare il lavoro della pittura.


Si compiace di ciò che non rivela. Si sofferma sui dettagli, si attarda sui frammenti e si affatica nel lavoro negativo di scomposizione dell’accumulo incrementale del processo compositivo. Studia Yiadom-Boakye come studia sezioni specifiche all’interno di una tela di cui non possiamo vedere l’estensione, pondera la sua prossima mossa, soppesa la gravità delle cromaticità adiacenti e registra il mutevole equilibrio delle forze cromatiche.Ciò che anima l’opera è l’ambizione di spostare lo sguardo dalla pittrice, in quanto oggetto di attenzione, alla qualità dell’attenzione che la pittrice dedica alla pittura. What the Owl Knows aspira a una poetica della ricorsività, in cui il pubblico presta attenzione ai modi in cui il video digitale presta attenzione ai modi in cui la pittrice presta attenzione a ciò che dipinge.La struttura ricorsiva duetta con una serie di scene in cui Yiadom-Boakye appare come una figura singolare, una silhouette alla luce del sodio, non sottomessa alla telecamera, che circumnaviga zone selvagge della Londra urbana, scelte per un motivo specifico ma non rivelato. Mentre Yiadom-Boakye legge le sue poesie, ognuna delle quali è stata riconcepita per e dal video, una ristretta economia di espressionismo introspettivo si impossessa della messa in scena.

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